venerdì 27 gennaio 2012

Solidarietà ad Agropoli

Solidarietà ad Agropoli
NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO

Venerdì 27 gennaio 2012, nella Sala Polifunzionale “Giovanni Paolo II” si è tenuta una interessante manifestazione  a tema “ NOSTRA PATRIA E’ IL  MONDO INTERO”, festival cittadino che continuerà e concluderà i lavori domani sabato 28 gennaio 2012. A moderare i lavori il giornalista  Oreste Mottola, redattore capo del settimanale “UNICO” di Paestum. Hanno parlato il Sindaco avv. Franco Alfieri e l’assessore alla Solidarietà Sociale Angelo Coccaro. Ha tenuto una interessante relazione Antonella Napoli, ambasciatrice in Italia del Darfur. Alle pareti una interessante mostra documentaria-fotografica. E’ stato quindi proiettato un documentario sulla condizione degli emarginati dello stato africano che ha mostrato la validità della data del 27 gennaio, triste ricorrenza dell’apertura dei campi di sterminio nazista e la fine delle deportazioni.
Purtroppo nel mondo, passato il primo decennio del terzo millennio, molti problemi non sono stati ancora risolti. Sensibilizzare più persone libere al problema  di una vera e propria schiavitù che vige ancora in alcuni paesi dell’ Africa, certamente non a regime democratico equo, è stato lo scopo della manifestazione. Per l’occasione è stata anche allestita una mostra fotografica dei campi profughi del Saharawi a cura dei piccoli ambasciatori di pace. A chiudere l’interessante serata il “Coro Pop dell’Università di Salerno” diretto da Ciro Caravano dei “Neri per caso”. I molti e scroscianti applausi hanno sancito il successo del coro composto da giovani universitari di Salerno che hanno raccolto la simpatia di tutto il pubblico presente in sala. Tra il presenti importanti rappresentanti di associazioni onlus di Agropoli che non hanno voluto disertare questa interessante manifestazione all’insegna della solidarietà, della tolleranza, dell’amore verso il prossimo. La seconda ed ultima serata della manifestazione domani, sabato 28 gennaio 2012, con Giulietto Chiesa e la proiezione del film “Zero” e l’intervento di Don Vitaliano della Sala, parroco no global. Ci congratuliamo con gli organizzatori per la interessantissima manifestazione.  (Catello Nastro)
Comunicato stampa a cura di
agropolicultura.blogspot.com

domenica 22 gennaio 2012

Gioioso avvenimento ad Agropoli
NONNA ANNINA  FESTEGGIA 101 ANNI

Nonna Annina Pizza, che abbiamo ricordato al suo centesimo compleanno lo scorso 19 gennaio 2011, con  una cerimonia semplice ma molto significativa alla quale partecipò anche il sindaco di Agropoli Franco Alfieri, il 19 di gennaio scorso 2012 ha compiuto 101 anni. Vale a dire un secolo ed un anno. Che sia merito di una vita sana, laboriosa, allietata dall’amore e dall’affetto dei figli, è senza dubbio indiscusso. Ma che c’entri anche la dieta mediterranea è un fatto oramai assodato. Nel Cilento si mangia bene dovunque. Oramai i ristoratori del posto vanno alla scoperta di antiche ricette cilentane per proporle agli ospiti del territorio. Ed a sentire i commenti, per la verità tutti positivi, proviamo grande soddisfazione non solo come semplici cilentani, ma anche come produttori alimentari a km.0, con prodotti della terra ancora genuini, col pane che sa di pane e col vino che sa di vino. “Benvenuti al sud” ha mostrato uno “spaccato” anche della nostra gastronomia oramai esportata in tutto il mondo. “Benvenuti al nord”, film di cortesia e di contraccambio, evidentemente farà la stessa cosa anche se durante le feste di Natale non abbiamo avuto la possibilità di godere dei suoi valori artistici. Nonna Annina non è la sola centenaria del Cilento. Molti cilentani hanno avuto la possibilità e…il piacere di varcare il secolo di vita. Come membro del direttivo del Centro Sociale di Agropoli del quale è socia anche nonna Annina, come pure è iscritta all’Associazione Vita Nuova, che si occupa di ballo soprattutto come momento di socializzazione della terza età,interpretando i sentimenti di tutti i conoscenti ed amici, formulo, a nome degli oltre mille soci del CSP di Agropoli i migliori auguri di battere il record nazionale. Nessuno si meravigli perché al CSP di Agropoli c’era un arzillo vecchietto, del quale non facciamo il nome, che alla veneranda età di novantatrè anni adempiva ai suoi  doveri  spontaneamente, anche senza aiuto del Viagra. Se volete campare cent’anni venite nel Cilento. Aria pulita di mare o di montagna, cibi genuini senza conservanti, vini locali famosi e qualcos’altro ancora…
Comunicato stampa a cura di
agropolicultura.blogspot.com

martedì 14 giugno 2011

PRESTO AD AGROPOLI UN CIMITERO PER GLI AMICI ANIMALI

Proposta di intitolazione del cimitero
per cani e gatti di Agropoli
“CIMITERO PER UN ANIMALE QUALSIASI”
I compagni degli Anziani

Il libro “BESTIARIO CILENTANO”, edito dalla Libera Università Internazionale di arte, lettere, musica e storia onlus, di Agropoli, primo premio per la saggistica al Concorso Letterario del Comune di Bellizzi, autore Catello Nastro, si candida per l’intitolazione del costruendo cimitero per cani e gatti voluto dall’attivo e fattivo sindaco della città di Agropoli, avvocato Franco Alfieri. Un doveroso omaggio a tutti gli amici animali di compagnia, ad incominciare da cane e gatti, ma senza escludere altri meno numerosi ma pur sempre affettuosi e cari in particolare modo alle persone anziane e sole. Nei giorni scorsi il professore Catello Nastro ha inviato una richiesta di intitolazione della costruenda struttura a “CIMITERO PER UN ANIMALE QUALSIASI”. Il titolo è ispirato all’ultimo racconto del libro che parla un poco di tutti gli animali del Cilento, ivi incluso la civetta che rappresenta il simbolo del territorio. Il libro sopra citato, tempo addietro, oltre ad avere l’ambito riconoscimento a Bellizzi è stato presentato, di fronte  ad un’aula gremita di amici delle animali e personaggi del mondo dell’arte e della cultura. Esso si conclude con il capitolo “Storia di un animale qualsiasi” in cui il meticcio Labrador, vissuto nel giardino dell’autore per circa sedici anni, quasi personificato, ha avuto il merito, oltre ad essere ricordato in un libro di successo, di essere immortalato dalla lettura di Gilberto Calindri, che ha commosso a tal punto i presenti, che una ventina di attempate signorie hanno versato lagrime abbondanti in particolare modo quando si è arrivati alla morte dell’animale. Come cronisti attenti ed oculati riteniamo opportuno riportare l’intero capitolo, dedicato a Bidy, un cane pacifista, di tanta compagnia. Questa la storia di  “un animale qualsiasi”.

“Quando morì il preside, la sua compagna non volle più tenermi con se e mi fece capire chiaramente che era meglio che traslocassi in altra sede.  Come un emigrante clandestino e senza permesso di soggiorno, ho vagato solamente una mezza giornata. Sono stato molto fortunato perché ho trovato ospitalità,  ed impiego, a meno di duecento metri da dove abitavo, nella verde vallata di Frascinelle.  Mi sono presentato davanti al cancello di una casa di campagna immersa nel verde e qui ho conosciuto quello che doveva essere il mio nuovo datore di lavoro, il mio padrone, insomma, come dicevano i capitalisti anche dopo Carlo Marx. Rimanevo nel campo della pubblica istruzione perché, mentre il mio precedente dirigente era un preside, quello che aveva trovato, era un semplice professore di lettere, di scuola media,naturalmente in pensione da pochi anni. La sua storia non ve la racconto perché penso oramai che siete stanchi per averla già letta sui suoi libri, sul suo giornale, su varie riviste ed anche su molti siti internet. Avrete già capito che ero diventato ospite nientepopodimeno dell’illustre maestro, pluriaccademico, professor, dottor, cavaliere, Catello Nastro, poeta, scrittore e critico d’arte. Per farmi assumere dal nuovo datore di lavoro e di…sostentamento quotidiano, mi presentai come cane da guardia. Ero giovane, potevo avere due o tre anni, che equivalgono a quindici – venti anni degli esseri umani, inoltre ero di lontane origini labradoregne, di bello aspetto, biondo, anzi fulvo per meglio dire, dal fisico robusto ma ben proporzionato e poi ero molto simpatico, quasi sorridente. Ricordo ancora il primo giorno, sarà stato nel 1995 o 1996, non ricordo. Lo guardai e lo salutai scodinzolando.
-         E tu mo’ che vaje truvanne…- mi domandò.
-         Scusate, ve servesse nu’ cane ra’ guardia? – gli risposi.
-         Ma tu non pare proprio nu’ cane ra’ guardia, pare nu’ cane ‘e signore…-
-         Certamente nun songo ‘nu pitbullo o ‘nu rutvailerro, ca’ chilli songo overamente cammurristi, ma a casa vosta v’a’ saccio vuardà. Basta ca’ me rate ‘a magnà almeno ‘na vota ‘o juorno e me purtate ogne tanto a passià e ve faccio vedè ca aroppa nun ve ne pentite… -
-         Va’ bbuono,trase, sì assunto. Sempe però ch’autorizzazione ‘e muglierema. Saje, nun volesse ca’ ‘nge cacciasse fora tutt’è dduje!!!  Comunque ti tengo una settimana in prova. Si vaje bbuono t’assumo, si no te ne vaje ‘a ‘n’ata parte. Ha capito bbuono?  N’ata cosa: nun parlammo maje ‘e contribbute sì no’ te caccio fora.–
-         Qua la zampa. Affare fatto… -
Entrai nel cortile con tre cancelli e tre scale. La prima portava in cantina e nel pensatoio, dove imbottigliava il vino (Aglianico, Sangiovese e Falanghina) e a tempo perso scriveva libri.  Il vino era destinato a lui ed ai suoi amici ed…anche i libri!!!  E qui, cari lettori, sono vissuto per circa quindici anni.  Il pranzo era buono perché la moglie cucina benissimo ed a lui piace mangiare benissimo.  Adesso di meno perché ha il colesterolo ed i tricliceridi. E qui, passai tutto il resto della mia vita. Faccio amicizia con la moglie ( che mi chiama Bidy), con lui (che mi chiama Gaetano), coi figli che (mi chiamano Eustacchio). Comunque il mio datore di lavoro, Don Catello, come scrive sulle etichette dei suoi vini, che io non ho mai voluto assaggiare, o Catello, come lo chiamano gli amici, quando era adirato mi chiamava pure “Animal” oppure “’O animale”. Ma io non mi sono mai offeso. Non mi ha mai picchiato, proprio perché è un animale non violento, come me. Mi portava ogni tanto a passeggio, perché il medico gli aveva ordinato da fare quattro chilometri al giorno a piedi, ed ogni tanto mi portava sul porto col furgone della “Nastro Antichità” dove ho imparato a convivere anche coi tarli. Qualcuno potrà pensare che non avevo una vita sessuale.  A dire la verità non sono stato mai un frequentatore abituale, ma molte volte che lasciavano il cancello aperto, sono scappato e mi sono presentato dopo due o tre giorni, sporco, affamato ed un paio di volte anche ferito dal coniuge della fedigrafa. Quante ne ho passate, quante ne ho viste, quante ne ho sopportate assieme a Don Catello. Diventato vecchio, quasi centenario, non servo più. I movimenti sono diventati lenti, gli organi non funzionano più. Insomma la mia vita di pensionato si è ridotta a mangiare, bere, prendere il sole, quando ci sta, dormire, abbaiare quando arriva qualche estraneo. L’artrosi ed i reumatismi in questi ultimi due mesi sono aumentati, l’appetito è diminuito e mangio solo scatolette di carne del discount in offerta speciale, che mi piacciono tanto e poi incomincio il conto alla rovescia. La voce se n’è quasi andata. Non riesco più a fare le scale, le zampe di dietro non funzionano quasi più e sono pieno di piaghe. Don Catello se n’è accorto del mio precario stato di salute, ma sa che ad una certa età si abbandona questo mondo per vecchiaia. Chissà chi di noi due se ne andrà per primo. Mi ha dedicato, in proposito, anche un bel racconto, dal titolo “Terza età” che ha pubblicato su un famoso sito internet, ricevendo molti consensi dai suoi affezionati lettori.  Oggi mi ha portato la solita scatoletta a mezzogiorno. Quando ha visto che l’ho rifiutata, subito ha pensato: “Chisto mo’ mme saluta e se ne va all’atu munno!!!”. Si è commosso.  Avendo capito il suo stato d’animo, volevo scodinzolare per salutarlo. Ma oramai le forze mi abbandonavano. Ho avuto la forza, comunque, di guardarlo in faccia seriamente, serenamente, quasi per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per me e per dirgli: “ Mo’ me ne vaco primma io. Tu aspetta n’ato ppoco. Tiene mugliera, figli, nuora,niputi. E po’ tiene ra’ pubblicà n’ati cincu libbre. Io nun tengo a nisciuno. Sule a vvuje ca’ mm’avite vuluto bbene e nun m’avite maje trattato cumme n’animale.”  Il professore è commosso. Avrebbe voglia di piangere.  Dopo pranzo, alle tredici e trenta del 17 novembre 2007, Bidy, ho quasi perso conoscenza.  Lo guardo  quasi gli volessi  dire: “ Fra poco me ne vaco. Te saluto, statte bbuono. Ma rimani contente ca’ me ne vaco primma io. Tu tieni ancora ra fa. Ma a d’à sapè ca’ quante viene Alla’Ngoppa pure tu, si te serve nu’ cane, io stongo sempe a disposizzione. T’aggio futtuto, hè!!! Mo’ me ne vaco primm’io!!! Statte bbuono!”. Alle ore 15,30 io, Bidy, o come mi hanno chiamato, ho lasciato questa terra.”
p.s.   Non riesco a dormire. Questo scritto, in ricordo del mio fedele e simpatico cane, è stato composto il 18 novembre 2007 dalle ore 4 alle ore 5,30 di notte. Amateli, gli animali!

(dal libro BESTIARIO CILENTANO di Catello Nastro)

Renato Volpi





martedì 24 maggio 2011

L'uomo di Uta

L’uomo di Uta ad Agropoli
LO SCULTORE GELSOMINO CASULA
NEL CILENTO

L’artista Gelsomino Casula, nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1953, vive ed opera ad Altavilla Silentina ed è conosciuto in molti paesi della Campania, nel Cilento in particolare modo. La personalizzazione della pietra è il suo fiore all’occhiello. Individuata una pietra, naturale supporto per la sua base ideale, egli la modella con perizia, amore certosino e capacità artistica quasi a volergli dare  un’anima. Ed a studiare a fondo le sue opere tridimensionali, si capisce subito quale lavoro minuzioso egli abbia portato avanti per ricavarne un’immagine scolpita che diventa vera e propria opera d’arte. Sulla sua arte è stato scritto:” …Rievoca dal profondo dell’anima l’essenza delle cose,” quel sacrale che non potrà mai morire”, creando sculture, monumentalità di inestimabile valore per questo nuovo millennio. …Città attente alla sua opera arredano e valorizzano gli spazi urbani con pietre appartenenti alla natura di quei luoghi in una maniera unica al mondo.” In una recente visita ad Agropoli ha ricevuto le congratulazioni e segni di stima ed ammirazione dal critico d’arte prof. Catello Nastro, che ha riscontrato nelle sue figure su pietra un felice  connubio tra il materiale, dato dal supporto, cioè la pietra naturale, e la chiara impronta artistica data dai suoi scalpellini per cavarne una vera e propria opera d’arte, palpitante di vita, antica e nello stesso tempo moderna. Le sue opere si possono ammirare in molti paesi del territorio. Il negozio caratteristico cilentano “Le dolcezze Indea”de i piccoli Campi, s.r.l. in via Petrarca n.6 e la sala presidenza del Centro Sociale di Agropoli, in piazza mons. Merola n. 7, ad Agropoli, ospitano due opere di inestimabile valore artistico del M° Gelsomino Casula. L’uomo artista di Uta.

Lorenzo Barone

domenica 22 maggio 2011

Le ficarole

16 - LE FICAROLE

Fini a lu’ tiempo
re’ mienzu seculo fa,
‘ngè stiano a lu Celiento,
fimmene ca’ jano a fatiare
pi’ appriparà li fiche
rnt’à nu’ cistini
re strisce re lignammo
‘nturciniate ra auti fimmene
ca’ veniano ra li montagne.
Li ficarole purtaano
la unnedda longa e lu cursetto.
L’unico ‘mbelletto ca’ ‘nge stia
a lu tiempo re la fina re la guerra.
La vocca  rossa comm’à ‘na cerasa,
li gguancie rose cumm’à ddoje  percoche,
li cosse ritte e fuse cumm’à ‘nù pino,
li menne toste ca spertusavano la cammisa,
l’uocchie ca’ rireano sulo a vuardari
e lu sorriso gginuino re ‘na vota.
Primma re trase pe’ jre a ‘ngullettari,
na’ chiorma re giuvinotte
se fermavano ‘ncantati.
E mo’ se rice ca li ficarole re ‘na vota,
nunn ghiano solamente a ‘ngullettari,
 ma pure ‘nu marito a se trovari.

Catello Nastro


TRADUZIONE

Fino ad alcuni decenni fa, il famoso fico bianco del Cilento era esportato in tutto il mondo. Le ficarole erano donne, per la maggior parte giovinette, che per aiutare la famiglia a fare il corredo per quando si dovevano sposare andavano a “’ngullettari”, cioè a confezionare i fichi secchi in cesti e cestini di varie dimensioni. Era un modo come un altro per incontrare l’anima gemella. Giovani scapoli che facevano loro la corte e ragazze che andavano a lavorare anche per trovare il fidanzato. Il fico bianco del Cilento rappresenta uno dei prodotti più importanti della “Dieta Mediterranea” nata proprio nel Cilento.